Di cosa è fatta la creatività?
Non credo sia facile rispondere e io stesso non saprei definirla in poche battute, ma sicuramente ha a che fare con il creare qualcosa di nuovo, laddove prima non c’era, seguendo l’intuizione e unendo puntini inediti, ancora inesplorati. Oltre la tecnica, la cucina in fondo è tutta qui: creazione di connubi e accostamenti per dare vita a nuove suggestioni.
Con La Triglia Fritta l’intuizione non sta tanto nel creare, quanto nel ricreare: ridurre alla sostanza e immaginare per lei una forma nuova, trasfigurarne gli elementi senza alterare l’essenza.
Così La Triglia Fritta si scopre tenera in tartare, speziata di zenzero e pomodori appassiti, addolcita da una foglia di tenerume e crema di albicocca. Si rivela, nuovamente impreziosita dalle sue squame, croccante in frittura.
Racconta il mondo marino e il vegetale, la dolcezza della frutta estiva e lo sfavillìo della luce estiva sul mare, la freschezza di una nuotata d’agosto. Racconta in poche battute lo sfolgorio dell’estate siciliana.