Modica è la città che ho scelto. Qui ho deciso di restare. Per la sua bellezza, per la sua gente, per la sua storia. Per il suo essere Sicilia, intima, vera, sincera. Per il suo esser mondo. Per la magia che la sua pietra, alla luce del tramonto, sa creare.
Accursio Ristorante è proprio nel cuore del centro storico: una vetrina sul Corso Umberto, da secoli il viale del passeggio, e una su Via Grimaldi, uno dei pochi vicoli a conservare il lucido basolato delle pavimentazioni ottocentesche.
Da questo luogo fortunato mi piace invitare i miei ospiti alla scoperta della città, i cui monumenti principali sono patrimonio Unesco, per amplificare l’esperienza della tavola con le suggestioni dell’arte e della storia.
A pochi passi dall’ingresso del ristorante, ecco i gradini che conducono al sagrato del duomo di San Pietro, con la sua superba scalinata sormontata dalle grandi statue degli apostoli. Lo stile tardobarocco è tipico degli Iblei, ed è frutto della ricostruzione successiva al terremoto del 1693 che distrusse il Val di Noto. Si resta incantati davanti ai ricami in pietra della sua facciata, orgoglio degli scalpellini locali. E, una volta dentro, davanti al suo organo, un’opera monumentale che risale al 1924 ed è composto da 3200 canne.
La prossima meta dista appena 200 metri. È il Museo Casa Natale Salvatore Quasimodo: qui il premio Nobel per la letteratura nacque il 20 agosto del 1901. La casa, tipica abitazione d’epoca, custodisce ancora i cimeli e l’arredamento dell’appartamento milanese oltre a documenti sulla vita e l’opera del grande poeta.
Poco più in là, sulla stessa stradina, ecco la casa di un altro modicano illustre, l’illuminista seicentesco Tommaso Campailla: un genio del suo tempo, riconosciuto tale da illustri contemporanei come Ludovico Muratori e George Berkeley che lodarono i suoi scritti filosofici, i suoi poemi e la sua sapienza medica (fu l’inventore delle “botti”, particolare sistema di cura della sifilide, malattia allora endemica).
Si può scegliere se proseguire verso il basso, per intercettare la chiesa di Santa Maria di Betlem, con parti di architetture risalenti al XIV secolo e un presepe prezioso e celebre. L’alternativa, o il proseguimento, è una passeggiata in salita, per arrivare al duomo di San Giorgio. L’edificio, che si erge in cima a una scalinata di oltre 250 gradini (unico collegamento un tempo tra la parte bassa a quella alta della città), è considerato l’esempio più scenografico del tardobarocco siciliano e ne è spesso considerato il monumento simbolo. Il cinquecentesco polittico d’altare, la madonna di scuola gaginiana e la meridiana sono solo alcune delle meraviglie da non lasciarsi sfuggire al suo interno.
La passeggiata potrebbe essere molto lunga, perché Modica custodisce tantissimi tesori, ma noi ci fermeremo a meno di 300 metri dalla scalinata di San Giorgio. Cioè, al Castello dei Conti che sovrasta la città. I primi insediamenti nell’area risalgono all’epoca preistorica. Al tempo dei bizantini il sito divenne una fortezza e nei secoli successivi fu sede del Governatore della Contea.
La storia trasuda da queste pietre e il fascino si concentra sulla Torre dell’orologio, simbolo della città e terrazza affascinante che permette una vista a volo d’aq uila sul centro storico. Per ammirare il panorama, unico, di quella che Gesualdo Bufalino chiamò “un paese in figura di melagrana spaccata”. Con case e stradine cucite insieme, ammonticchiate le une sulle altre, magiche all’accendersi delle luci, la sera, quando arriva il momento di decantare tanta bellezza per conservarla nel cuore.