Attraversare la campagna d'estate, dopo che il grano è già stato mietuto, significa avventurarsi tra gli odori di una terra che brucia. L'odore delle stoppie riarsi, l'odore del sole che le prosciuga. Una scia incalzante, che sembra non lasciare tregua.
Chi come me conserva ben nitidi i marcatori di questa memoria olfattiva, non fatica a riconoscerli.
Ed è per questo che ne ho voluto fare una sensazione da trasformare in un profumo: una scia di suggestioni stratificate, che ne stratificano altre ancora nel gusto.
Ecco, completamente reinventati, i miei Trucioli di Pasta.
Li cuocio al vapore, per molte ore, per conservare intatto l'aroma che il grano tipicamente è appena viene macinato e si trasforma in farina. Un substrato di terra che vive, che nutre, e un affresco della trasformazione che compie d'estate, con i capperi disidratati, asciugati al sole, qualche goccia di caffè espresso per concentrarne ancor di più le note tostate, spigolose, e una fonduta di fior di latte per far sì che non ci dimentichiamo mai, anche tutto sembra accecante, la sua profonda bellezza, la sua smisurata ricchezza.