Lo ricordo ancora: un tintinnio allegro che scuoteva il torpore delle notti di Natale dopo che sulla tavola avevano sfilato pietanze e dolci di ogni tipo. Era il sacchetto con la frutta secca, promessa per noi bambini di un tesoro da scoprire. Quello del frutto dentro il guscio, che ogni anno diventava sempre meno ostico per le nostre manine piccole e voraci; e quello delle lunghe fiabe che ne accompagnavano il rito, dove noci e mandorle diventavano oggetti magici gravidi di mille magie. Il cavaliere vi avrebbe trovato la spada più forte, la principessa il velo più lungo: metri e metri di incanto che ammaliava le nostre orecchie mentre sognavamo di trovare anche noi dentro il guscio, prima o poi, una magia capace trasformarci in eroi.
Questa sensazione me la sono portata addosso per tanti anni. Ancora oggi la frutta secca rappresenta per me il granellino d’oro da aggiungere ai piatti più preziosi. Noci, nocciole e mandorle sono il simbolo della tenacia e della pazienza: quelle necessarie per oltrepassare la scorza dura di ciò che incontriamo e morderne il cuore più gustoso e autentico. La stessa pazienza serve ogni giorno in cucina per creare un piatto nuovo: per trovarlo attraverso la buccia ruvida dei tentativi occorre la fiducia di sapere che esiste anche quello che non si vede.
Ripensando ai giochi dei bambini e alla loro capacità di trasfigurare colori e forme, ho immaginato un albero di Natale interamente addobbato con piccole monete preziose di frutta secca. Dalle mani ancora impastate di quel gioco da fanciulli è venuto fuori una piccola pallina di Natale: fuori è croccante di granella di noci, nocciole e mandorle al miele; dentro ha un cuore morbido di datteri, fichi e prugne, capace di stupire.
L’ho chiamato “Sgranocchio”: per ricordare il tempo bello in cui il rumore dei bambini si confondeva con l’incantesimo delle parole di fiabe.
Tanti auguri a tutti voi dallo staff di Accursio Ristorante…in attesa della prossima fiaba da cucina!
