Si può racchiudere in un arancino la luce dell'estate?!
Custodire, io direi. E trattenere, come quando di fronte al tramonto proviamo la sensazione di voler fermare il tempo in quell'istante preciso in cui tutti i colori si fanno più dolci, placidi, ma ognuno di essi è ancora vivo, distinto, e pulsa ancora della propria energia mentre il sole si addormenta sull'orizzonte.
L'ho pensato così, quest'arancino del 2016 - uno dei miei "millesimati" - che ho in carta e che ho presentato a Chicchi Riso e Uva di Sicilia, grazie all'invito di Masseria Carminello.
A dominare su tutto è la luce di quel tramonto d'estate: il giallo vivo dello zafferano siciliano con cui cuociamo il riso Carnaroli insieme ad un brodo di carcasse di pesce e alla buccia di limone, e poi le sfumature arancioni ai confini del cielo, da una parte quella della crosta e dall'altro quella del battuto di gamberi che se ne sta protetto nel ripieno. Nel mezzo, si stagliano ancora i colori della terra: quello del latte di mandorla che fa sentire il suo profumo nella mantecatura, quello della mozzarella di bufala e della crema di tenerumi che fanno compagnia ai gamberi.
Un arancino maschio, mi piace pensare, dai profumi eleganti e delicati, ma a loro modo intensi, quasi trattenessero - insieme alla luce - le essenze più intime della terra e del mare.