Nei giorni di festa, durante la bella stagione, nella casa della mia famiglia c’era una sempre una brace accesa. La vera festa, però, era quando sulla griglia la carne lasciava occasionalmente il posto al pesce fresco. E tutto si faceva sontuoso se era già il tempo dei succulenti ortaggi dell’estate.
Da quest’evocazione che viene dal passato, per me così nettamente intrisa di ricordi di felicità, nasce un piatto che per me rappresenta allo stesso tempo una proiezione verso il futuro: il tonno alla brace, con melanzana e menta.
Verso questa essenzialità vedo infatti la direzione della mia cucina: un’essenzialità di sensazioni ma innanzitutto un’essenzialità nel rapporto con la materia e di conseguenza con la natura.
La restituzione della centralità al fuoco è una necessità che cominciamo a sentire in molti, perché è poi il fuoco a restituire armonia a noi: noi che cuciniamo e noi che ci nutriamo. È un passo consequenziale all’aver restituito centralità al tempo e alle stagioni: questa ventresca non la troverete a lungo, per rispetto dei ritmi del mare, e la melanzana solo finché c’è, per rispetto di quelli della terra.
Dopo aver fatto tanta strada, viene sempre il tempo di tornare a casa.
Ah, e a casa c’era sempre qualcuno - ve lo ricordate? - che ci tagliava nel piatto la carne o il pesce a piccoli bocconcini. Buon appetito!